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Dovette essere un Natale particolarmente sentito quello che si celebrò a Valdocco nel dicembre del 1859 :il primo Natale vissuto come «Salesiani». Davanti alla Grotta di Gesù Bambino, i giovani della neonata Società di San Francesco di Sales poterono riconoscersi definitivamente suoi dopo aver messo nelle mani di Don Boscola loro vita, con i voti di povertà, castità, obbedienza. Poveri come Lui che nasce in una stalla, obbedienti come Lui che è venuto per fare la volontà del Padre, casti come Lui nel dono totale di sé, per tutti e senza riserve. 150 anni fa, il 18 dicembre, tra la festa dell’Immacolata e il Santo Natale. Erano 16 giovani (e un sacerdote diocesano), vent’anni di età, poco più, poco meno, con il futuro tutto davanti e i sogni che si inseguono. Don Bosco li conosceva fin da ragazzi, sui campi di Valdocco. A loro aveva trasmesso, giorno dopo giorno, il suo metodo educativo sintetizzato in tre emblematiche parole: ragione, religione e amorevolezza. Come dire: tanta fiducia ragionata nella persona, tanta fede che illumina ogni passo, tanto amore, fatto di comprensione, pazienza, sacrificio, gioiosa allegria. Avevano sperimentato con lui la bellezza di una vita donata, li aveva allenati alla fatica, da lui avevano imparato l’essenzialità delle cose per non perdersi in inutili dissertazioni o complicati teoremi, nella prospettiva affascinante di essere al seguito di Gesù, per la salvezza delle anime. Divennero poco alla volta i suoi fidati, infaticabili collaboratori, per aiutare i ragazzi, esposti al risucchio nelle trame di una strisciante delinquenza, ad alzare il loro capo, a riconoscere la propria dignità di uomini e figli di Dio. Quando Don Bosco fece la proposta di associarsi a lui, con voto, in questa nuova avventura, qualche perplessità, a dire il vero, c’era stata. All’Oratorio si stava bene; con Don Bosco era come stare in famiglia. Ora, però, Don Bosco voleva troppo; voleva forse farne dei«frati», da convento ? Ma il «loro» Oratorio non era un convento… Alla fine prevalse la fiducia incondizionata in DonBosco. Fu uno di loro a rompere ogni indugio. «Frate o non frate, io rimango con Don Bosco…». E dissero i loro sì, come Maria, l’Immacolata, nella cui festa, l’8 dicembre di quell’anno, Don Bosco aveva fatto loro l’insolita proposta. Era nata la Congregazione Salesiana. Oggi i Salesiani sparsi in tutti i continenti non possono non ricordare, con inesauribile gratitudine a Dio, 165 anni di grazia, di miracoli, di provvidenza, al seguito del Signore che tutto ha dato per le sue creature. Un Natale particolare anche quest’anno, dunque, non solo per i Salesiani ma anche per tutti coloro che guardando all’umiltà della grotta di Betlemme vedono, nel suo mistero, l’intervento salvifico di Dio per l’umanitàche nella storia ha suscitato forze straordinarie per la edificazione del suo Regno. A coloro che si sentono in sintonia con Don Bosco, ai giovani che guardano al loro futuro e per i quali particolarmente è nata la Congregazione Salesiana, l’augurio di un Santo Natale di Gesù, accomunati in un unico, ineffabile sentimento di gioia e gratitudine a Dio (dal sito: www.colledonbosco.it)