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1. La famiglia nella S. Scrittura

Le caratteristiche fondamentali della famiglia descritta dall’Antico Testamento, su cui si modellavano le nostre famiglie  patriarcali, erano: la pace, l’abbondanza dei beni materiali, la concordia e la discendenza numerosa: segni della benedizione del Signore. Legge fondamentale era l’obbedienza temperata dall’amore.

Il N.T. presentandoci l’esperienza di Cristo che entra nel tessuto di una famiglia umana concreta, traccia un quadro realistico delle alterne vicende alle quali va soggetta la  vita di una famiglia.

Nella famiglia non tutto è idillio, pace e serenità: essa passa attraverso la sofferenza e le difficoltà, attraverso le crisi per il lavoro, la separazione, l’emigrazione, la lontananza dai genitori. Nella Sacra Famiglia, come in ogni famiglia, vi sono gioie e dolori, speranze e delusioni: in essa maturano avvenimenti lieti e tristi.

Il momento in cui la strada dei figli si divide da quella dei genitori è uno dei momenti più delicati, importanti e decisivi nella storia della famiglia.

Dopo il ritrovamento nel tempio, Maria e Giuseppe tacciono, non sollevano obiezioni sulla scelta di Gesù: inconsciamente intuiscono che è una scelta che li esclude dalla vita del loro figlio, una scelta costellata di lacrime e di sangue, ma l’accettano perché quella è la volontà di Dio.

2. Famiglia e società oggi

La visione della famiglia presentata dalla S. Scrittura, non corrisponde per molti  tratti alla situazione della famiglia attuale i cui problemi, a volte, sembrano essere non solo diversi, ma addirittura opposti.

La società italiana risulta profondamente trasformata. Sono radicalmente mutati i modi di vita e i rapporti umani, le idee, i sentimenti, le condizioni materiali. I fattori che hanno determinato il cambiamenti così notevoli sono stati :

- lo sviluppo tecnologico e industriale
- il progresso economico e culturale
- l’evoluzione democratica e civile.

Nell’ambito di questa società in rapida trasformazione la famiglia tradizionale è entrata in crisi. Al suo posto è subentrata una famiglia diversa, non più patriarcale (propria della società agricola), ma una famiglia nucleare, aperta e decentrata. Essa ha perso la sua compattezza, il carattere di blocco chiuso, della casa-focolare. La famiglia è come se si fosse decentrata, rinunciando per necessità, o libera scelta dei suoi membri, a costituire quasi tutto il mondo per i figli e per i genitori.

Nell’attuale rivoluzione sociale, la cellula familiare è particolarmente vulnerabile. Il suo diritto tradizionale, la sua morale, la sua economia, la sua funzione sono spesso messi in discussione. Sul piano economico, la crisi delle abitazioni, il problema del tempo libero scalzano l’economia familiare e sacrificano questa cellula essenziale alle esigenze della società tecnologica.

Dal punto di vista morale, lo spinoso problema della limitazione delle nascite, l’ingegneria genetica, l’aumento del numero dei matrimoni falliti, creano un grosso disagio. A ciò si aggiunga il problema del lavoro.

3. Famiglia e lavoro

Non pochi aspetti della vita familiare sono intimamente dipendenti dalla qualità e quantità del lavoro che si svolge tra i membri di una famiglia. Ci sono infatti realtà molto diverse.

- Ci sono famiglie monoreddito. Significa che in famiglia c’è solamente uno che porta a casa lo stipendio. Quando ci sono due o più figli come sarà possibile una vita per lo meno serena, senza guardare con preoccupata perplessità all’avvenire?

Sappiamo bene come incida il fenomeno della disoccupazione nella nostra Italia. Se in una famiglia monoreddito non c’è la sicurezza del lavoro e non c’è uno stipendio adeguato, come si può parlare di armonia familiare o di educazione di figli, compresa l’istruzione e la scolarità che pure sono necessarie? Tutto diventa insicuro e problematico, quando – per la mancanza del lavoro – non si precipiti da un giorno all’altro in situazioni drammatiche.

Non molto migliore la situazione di chi ha figli più grandi. Magari hanno terminato gli studi, hanno conseguito un diploma, una laurea, ma non trovano un lavoro né a breve né a medio termine. Esiste già una generazione sulla strada della disoccupazione permanente, giovani che rischiano di restare esclusi per sempre dal ciclo produttivo. Come potrà vivere bene una famiglia dove esista un problema del genere, del quale non si intraveda una soluzione?

Come si vede il rapporto tra famiglia e lavoro è di primaria importanza. Per non parlare del problema delle nascite e degli anziani. Quanto alle prime, è chiaro che ai nascituri deve essere assicurata una vita dignitosa. Pertanto la famiglia dovrà essere messa in condizione di avere maggiori possibilità economiche in rapporto al numero dei figli.

Quanto agli anziani, spesso la famiglia entra in crisi per la presenza protratta nel tempo dei vecchi e dei malati, che non trovano adeguata assistenza. Non sempre la famiglia è in grado di portarne il peso. Né  desidera scaricare i vecchi, anzi li rispetta, ma non ha mezzi per poterli assistere con modi e tempi opportuni. Ad aggravare il tutto si aggiunge il lavoro della donna.

Infatti nel mondo del lavoro sono entrare in modo massiccio anche le donne, perché vogliono sentirsi affrancati dal marito, indipendenti dal punto di vista economico e anche perché la pubblicità dice che non basta vivere, ma bisogna vivere con tutti i conforta. Costrette dunque dai crescenti bisogni, veri o falsi, della vita, le donne sono entrate nel mondo del lavoro, della fabbrica, degli uffici. Per motivi culturali imposti dalla parità dei sessi hanno iniziato a studiare. Ciò ha portato a contatti più intensi con gli altri, a libertà di movimento. autonomia di pensiero, di giudizio, ad una vita sempre più promiscua. Le donne passano gran parte della loro vita fuori casa, a scuola, in ufficio, in fabbrica.

4. Famiglia e mass-media

La diffusione del mass-media ha enormemente allargato gli orizzonti, gli interessi, le conoscenze, imponendo atteggiamenti, idee, comportamenti e valori diversi, costringendo un po’ tutti a modificare le proprie abitudini, i propri principi, i propri modi di vivere e di pensare.

La famiglia non è più il centro privilegiato o esclusivo degli interessi e dei rapporti dei suoi membri. Accanto ad essa ci sono altri centri sociali, come la scuola, la fabbrica, l’ufficio, il partito, il sindacato, la cerchia degli amici,  ecc.

Ma soprattutto la televisione ha mutato i rapporti. Il nuovo focolare domestico è la televisione, di fronte alla quale si sistemano adulti e ragazzi, celebrando ogni sera il rito moderno dell’imbambolamento generale.

La sfida dei mass-media si rivela estremamente ardua proprio per questo: perché è una sfida globale, in quanto chiama in causa non soltanto gli addetti ai lavori, ma tutti coloro che fruiscono dei grandi strumenti della comunicazione. In realtà la comunicazione sociale alimenta oggi quell’euforia dell’infelicità, come l’ha definita Marcuse, che riesce ad incanalare le attese dell’uomo verso la ricerca di una felicità racchiusa unicamente nel consumo, nel benessere materiale fine a se stesso, nella evasione dai problemi reali. I mass- media sembrano essere oggi i soli concorrenti della famiglia e della scuola nel determinare i modelli di comportamento

5. Segni di speranza

Comunque l’annunciata morte della famiglia è stata una profezia smentita dalla realtà. Nonostante tutto la famiglia ha ancora la sua importanza. E’ vero: sono aumentati i divorzi, le separazioni, i matrimoni civili, le unioni di fatto, i singles, che ci dicono che il modello tradizionale della coppia che si sposa in chiesa sta deteriorandosi, ma la famiglia resta e forse diventa ancor più il luogo di sicuro riconoscimento, di cultura degli affetti, di mediazione sociale tra l’individuo e la società.

Il permanere in casa dei figli fino ai 30 anni, non è solo per oggettive difficoltà di reperimento della casa e del lavoro. La famiglia oggi, pur con tutte le sue difficoltà, rimane nel vissuto dei giovani, il luogo privilegiato degli affetti e il più importante mediatore sociale: dalla scelta della scuola, alla ricerca del lavoro, dalla casa alla cura della salute, al recupero delle devianze (droga, ecc.). Tutte le ricerche e  tutti i sondaggi  tra gli adolescenti e i giovani e anche gli adulti segnalano che al primo posto nelle valutazioni per importanza e amore c’è la famiglia (vedi anche Famiglia cristiana del 5 febbraio 1995).

E’ vero che l’adolescente cerca fuori della famiglia, nel gruppo dei pari, i suoi riferimenti per la crescita. E’ vero che la scuola e gli insegnanti sono determinanti, che i mass-media massicciamente consumati dai giovani e dagli adulti li condizionano in modo significativo. Ma la sera quasi tutti ritornano a casa. Il papà forse è un po’ stanco, stressato. La madre si preoccupa e s’impiccia troppo ( non  riesce a prendere sonno finché non torna di notte), ma i figli sanno che pur con tutti  i limiti in casa c’è sempre qualcuno che li accoglie come sono, che si sente responsabile di loro e che gli dà l’aiuto che gli serve. Forse quello che bisogna fare per la famiglia è aumentare e qualificare le sue capacità di rapporto educativo.  Di fronte al disorientamento attuale si impone sempre più una scuola per genitori che li aiuti, li educhi e incoraggi. Una famiglia sostenuta e aiutata nei compiti che le sono propri, eroga servizi, produce benessere, dà dignità all’uomo e realizza la tanto invocata qualità della vita.

6. Riscoprire la verità della famiglia

“Famiglia diventa ciò che sei” (Giovanni P.II). Di fronte a questa crisi non ci si deve scoraggiare, bisogna ritrovare le ragioni profonde, la verità della famiglia, cioè del progetto di Dio. Al di là delle statistiche e dei dati sociologici, al di là delle mutevoli mode culturali del momento, dobbiamo riscoprire il significato più profondo. Anzitutto la coppia e la famiglia non sono state inventate dall’uomo, ma si impongono all’uomo. Sono un dono di Dio e una vocazione, la vocazione all’amore incisa nella stessa realtà dell’uomo, che Dio ha creato con quella differenza complementare che è la sessualità. L’uomo è totalmente segnato da questa differenza: essa gli dice che egli è fatto per l’amore e per l’incontro vicendevole.

Fin dall’inizio della storia, l’uomo non è stato all’altezza del dono-vocazione di Dio. E così fin da principio la storia umana è stata una storia di peccato, cioè una storia di egoismi, di divisioni, di odio, di ingiustizie e oppressioni, di guerre, di miserie e fallimenti.

Matrimonio e famiglia sono stati coinvolti in questa storia di peccato (prostituzione, egoismo sotto l’apparenza dell’amore ecc.). Il peccato però ha un’altra dimensione invisibile: è un no al progetto di Dio.

7. Il Sacramento del Matrimonio

In questo sacramento l’amore umano che anima la vita della coppia e la famiglia, diventa una immagine e una partecipazione dell’amore di Dio per l’umanità e di Cristo per la Chiesa. La salvezza ha un certo carattere nuziale (Dio lo sposo ecc.). La morale coniugale è prima di tutto impegno di vivere l’amore con tutte le sue esigenze di unitività e di donazione, con fedeltà sempre rinnovata. Nel corso di un’intera vita in comune, l’amore è chiamato a rinnovare continuamente il suo dinamismo, resistendo all’usura del tempo e riscoprendo sempre nuovi valori.

8. La famiglia una comunità d’amore

Spesso oggi si pensa all’armonia della coppia come a qualcosa di fortunato, a una felice eventualità. Se i due poi non si amano più, non si capisce perché condannarli a vivere uniti, si dice. Non si riesce a capire che l’amore, oltre che un sentimento spontaneo e cieco, possa essere anche il risultato di un impegno libero e responsabile di una volontà chiamata a diventare, nei limiti del possibile, padrona anche del mondo della spontaneità e dei sentimenti. Questo non significa nascondersi la drammaticità del problema morale di molti coniugi, che ritenendo irrimediabilmente fallito il loro matrimonio, ricorrono al divorzio.

La diffusione di modelli culturali di permissività e consumismo rende difficile capire la posizione della Chiesa, accusata spesso di incomprensione e durezza. L’impegno di una “fedeltà a vita” può sembrare disumano solo visto unicamente come un dovere astratto di natura puramente legale; esso invece è prima di tutto il dono di una partecipazione alla fedeltà immutabile dell’amore di Dio.

9. L’amore vero è paritario

Fare della famiglia una comunità d’amore significa anche risolvere sul piano dell’amore il problema della diversità dei ruoli nell’ambito della coppia. L’amore vero rispetterà le differenze complementari e insopprimibili tra l’uomo e la donna, ma sarà sempre, a suo modo, paritario.

La nuova situazione sociale e culturale di cui il femminismo è un segno, chiama la coppia cristiana a reinventare le forme concrete del suo rapporto interno, i ruoli rispettivi dei coniugi e degli altri membri della famiglia.

10. Collaboratori di Dio Creatore

Dare la vita è diventare collaboratori di Dio creatore. Dio ha voluto e creato la vita per sovrabbondanza d’amore. La fecondità, quindi, è un frutto non casuale né accessorio, ma intimamente connaturale all’amore degli sposi. Gli sposi, perfino in assenza di una vera fecondità biologica, sono chiamati a curare e promuovere la vita.

Il linguaggio dell’amore parla di vita. Il significato del gesto sessuale e il suo significato procreativo sono inseparabili dentro la sua stessa struttura. Impedirgli di parlare di vita, sopprimere la  sua possibile fecondità facendogli in qualche modo violenza, è tradire le leggi del linguaggio, stravolgere la sua grammatica e la sua sintassi. E’ un po’ come mentire!

11. La Chiesa conosce le difficoltà dei coniugi

La Chiesa sa che accettare questo insegnamento non significa ancora riuscire a metterlo in pratica. La Chiesa si ispira, in questo, al principio della gradualità, che impegna le persone a crescere nel bene, ma permette loro di maturare con ritmi concretamente possibili al singolo nella situazione in cui vive. La Chiesa si ispira quindi da una parte alla coraggiosa proclamazione di tutta la verità della famiglia, per quanto controcorrente essa possa sembrare; dall’altra ad una pastorale piena di misericordia e di condiscendenza.

La misericordia non è soltanto facilità a concedere il perdono a chi, pentito, si confessa, ma è anche realismo nel giudicare la situazione delle persone e nel riconoscere che spesso l’obiettiva difficoltà e la drammatica situazione in cui molti coniugi si trovano, rende meno colpevole e magari del tutto incolpevole un comportamento difforme dalla norma, quando questa difformità non nasce dall’egoismo ma dalla grandezza delle difficoltà, che non si riescono a superare nonostante una sincera buona volontà.

12. Suggerimenti per superare le incomprensioni

La coppia è insidiata da diverse conflittualità:

- I coniugi sono egoisti
- I coniugi non dialogano
- I coniugi non si stimano
- I coniugi non accettano di aver torto
- I coniugi non si accettano come sono
- I coniugi vivono una sessualità strumentalizzante
- I coniugi non si dicono più “ti voglio bene”
- I coniugi sono talvolta imprudenti, permettendo che nel loro cuore faccia irruzione un altro affetto.

Come superare la crisi

- intervenire subito
- non addossare tutta la colpa all’altro
- recuperare il senso della persona (la persona non è mai una ruota di ricambio o di scorta)
- saper perdonare
- chiedere scusa
- imparare una seconda volta ad amare
- imparare a dialogare
- recuperare il valore della parola data
- saper ricominciare.

Conclusione

Molti dei problemi psicologici o sessuali della coppia nascondono in realtà quest’unico problema di natura morale: nessuno dei due è veramente disposto ad abbandonarsi all’amore e alla sua logica esigente ma trasformante, amore che spesso avrebbe un certo effetto di redenzione anche nei confronti dell’altro.

Naturalmente un amore di questo genere si può solo capire pienamente alla luce della Croce: cioè del Cristo sposo che “ha amato la Chiesa e ha dato se stesso per Lei”(Eh. 5,25).