L’Immacolata e il Natale

News   -   4 dic 2012
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1.Maria è madre di Dio, è Assunta in cielo, Maria è Immacolata, è Vergine, è Regina, Madre della Chiesa ecc. Si possono passare in rassegna tutte le litanie lauretane. Ciò può farci pensare che Maria sia irraggiungibile, inaccessibile.

         E’ vero che Maria era destinata a navigazione d’alto mare, era chiamata a farsi inquilina di quelle regioni alte dello Spirito da cui riesce più facile l’accredito sulle speranze di risurrezione fino ad accedere presso il trono di Dio. Maria però è già quello che noi saremo, Maria ci ha solamente preceduti, è la nuova Eva, la madre dei nuovi viventi in Cristo.

2. Ma è vero anche che Maria è una come noi, nostra sorella. Era una ragazza come tante ragazze sue coetanee; ha sperimentato gli slanci dell’amicizia, ha assaporato la bellezza degli affetti e la gioia delle feste. Era una donna che come le altre andava ad attingere acqua allo stesso pozzo, pestava il grano con lo stesso mortaio, curava i gerani che ornavano la sua casa e nelle calde serate d’estate andava a prendere il fresco nel cortile insieme alle altre.Su questa ragazza si è posato lo sguardo di Dio.

3. Attraverso l’Incarnazione nel seno purissimo di Maria Dio si crea un corpo con cui esprimersi umanamente, mediante il quale si rivela, ma forse ancor più si nasconde. E tuttavia questa oscurità della carne diventa il linguaggio privilegiato tramite il quale Dio vuole manifestarsi, in maniera definitiva. Cristo è personalmente uomo e questo uomo è personalmente Dio. L’amore di Cristo è l’amore di Dio reso visibile: gli atti di Gesù sono gli atti di Dio in forma umana; le parole di Cristo sono parole umane di Dio. Il Dio trascendente è anche un Dio che viene, interviene nella storia, si avvicina, si fa prossimo di ciascuno di noi; che ama, che attende, spera, si rallegra, si stanca, piange, soffre, agonizza, muore. Che cosa c’è di più prossimo, di più condiscendente, di più accessibile del Dio rivelato in Gesù Cristo? E’ l’Emmanuele, il Dio con noi. Maria è la Madre di Dio!

Il Vangelo di Luca dice che “Diede alla luce il suo figlio primogenito”. Di Elisabetta è detto; diede alla luce un figlio”(1,57). Di Maria: suo figlio. Maria ha partorito il suo figlio con una vera maternità: è suo figlio, non di Giuseppe.

 ”Lo adagiò in una mangiatoia perché non c’era posto per loro”. Come è ancora attuale per molti uomini di oggi questa frase: c’è posto per tutto, eccetto che per accogliere Gesù, il Salvatore.  Maria, in tutta la scena della nascita del Figlio di Dio, fa silenzio, tace. Luca dice solo che “Essa serbava tutte queste cose-parole( rémata) meditandole nel suo cuore”(Lc 2,19).

 In Maria risplendono i tratti caratteristici dell’esistenza redenta. La sua Verginità è un inno al primato assoluto di Dio  La Vergine dell’ascolto ci insegna la priorità della dimensione contemplativa della vita. In Maria il silenzio è divenuto parola, la gratitudine si è fatta gratuità, la verginità è diventata maternità.

  Maria vive questa gratuità del dono, con attenzione, tenerezza, concretezza. Il suo amore si fa gesto, densità esistenziale: la carità è concreta. Il suo dono riempie di gioia: la carità sa essere tenera, umile. La tenerezza è saper dare con una gioia tale da far sperimentare a colui che riceve il dono la bellezza di una festa festa. E nel Natale Maria dona con gioia, umiltà, tenerezza.