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Carissima/o,
leggo sul Corriere della Sera (oggi 8 novembre 2011), in prima pagina,
«I ragazzi che ci restituiscono l’orgoglio» di Giangiacomo Schiavi.

Non c’è solo rabbia, fango e indignazione in questi giorni a Genova. C’è anche la ritrovata normalità di darsi una mano.
E sono giovani, studenti, ragazzini, volontari venuti da vicino e da lontano che spalano via la melma dell’alluvione, un esercito reclutato con il tam tam su Facebook e il passaparola, che si accontenta della semplice gratitudine di chi ha perso tutto….
Guardateli bene i volti delle persone che stanno spalando l’acqua marcia dalle case e dai negozi: sono volti sui quali si può leggere il concetto di pubblica utilità… .

Nei giorni della contestazione la televisione ha fatto vedere gruppi di giovani, i black bloc, che rompevano tutto quello che incontravano… anche qualche immagine sacra…
Nei servizi sugli interventi per dare una mano agli alluvionati, sembra che i giovani non ci siano…
Il solito amico mi ha inviato questo video…
guardalo…, ascolta… (c’è anche una testimonianza di fede di uno straniero!)
e… cerca di fare “qualcosa”, anche tu!

Siamo andati fra le migliaia di volontari che da domenica aiutano i genovesi più colpiti dall’alluvione di venerdì 3 novembre. Boy scout, centri sociali, studenti, circoli operai, semplici cittadini uniti da un unico scopo: dare una mano(munita di pala) alla propria città e ai propri concittadini.