La vita come progetto

News   -   29 set 2011
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Ogni vita è un progetto da realizzare. Ma nel vasto e confuso mercato di progetti offerti dalla nostra società, quali scegliere?

1. Progetto radicale

Per radicale si intende non un partito, ma una mentalità; un clima culturale maturato lentamente nella società.

Il progetto radical-libertario considera l’uomo come un Essere di ‘desideri’ che però sono repressi dalla società con le sue leggi, dalla morale con i suoi tabù e dalla religione con i suoi precetti.

Si propone di liberare l’uomo da ogni legge oppressiva e da ogni morale repressiva; mira alla formazione di una società libera, nella quale ognuno sia libero di soddisfare i propri desideri, come meglio crede.

E’ la cultura-tipo delle società industriali avanzate o post-industriali.

Il progetto radicale si può identificare come un naturalismo libertario e anti-autoritario, fondamentalmente edonista. L’uomo sarà veramente libero quando potrà soddisfare tutti gli impulsi in modo sfrenato, perché alla base c’è il diritto al piacere sempre e comunque.

Le radici o matrici del progetto radicale si trovano in Freud e Marx. Ma ambedue sono stati traditi e interpretati male.  Freud aveva scoperto tutto un mondo di pulsioni inconsce, ma sosteneva che l’uomo è maturo quando l’io riesce a imbrigliare a suo vantaggio gli impulsi degli istinti. Il Freud dei radicali è quello riletto da W. Reich, che ha accentuato il ruolo liberatorio degli impulsi istintivi al piacere (Eros) e del sesso in particolare.

Il Marx dei radicali è quello di Marcuse, il quale afferma che il disagio della civiltà deriva dalla repressione sistematica degli istinti e dei moti spontanei. Per la studiosa marxista A. Heller, la rivoluzione sarà possibile solo se al programma politico i movimenti rivoluzionari saranno capaci di offrire una nuova moralità e un nuovo modo di vivere che dia soddisfazione a quei “bisogni radicali” presenti in ogni essere umano.

Il fine è la libera espansione di ogni istinto o pulsione che garantisce la felicità e il benessere degli individui e della società. Il piacere è l’estremo orizzonte di senso (di qui: divorzio, aborto, omosessualità, ecc.).

Il Rizoma (titolo libro di Deleuze e Guattari) è una pianta senza radice e senza fusto; un fusto che vive come una radice e una radice che vive come un fusto: rifiuto totale dell’alto, di ogni verticalità, di ogni fondamento sostanziale e tradizionale= approda al nichilismo.

2. Progetto nichilista

Altra matrice di fondo della cultura contemporanea è il pensiero negativo. Secondo questo principio, non c’è più centro, principio, fine alcuno. La realtà non ha nessun ordine, nessun significato. Dobbiamo accontentarci di verità limitate, di frammenti di verità e tuttavia vivere questa frammentarietà.

Autori: Nietzsche – Heidegger – Vattimo.

Nietzsche mette in crisi le certezze del passato. Ma in lui c’è un nichilismo passivo (distruzione del mondo occidentale) e un nichilismo attivo (che vede il sorgere di un mondo nuovo di valori; l’uomo ruba la stoffa del divino per conferirla ad ogni momento della sua esperienza). Per Heidegger l’uomo “è gettato nel mondo” e nell’angoscia della sua deiezione si disvela come librato nel nulla e afferma la sua libertà riconoscendosi come “essere- per -la -morte”Vattimo propone un nichilismo “gaio”, impegnato più che a progettare il futuro, a solcare le tracce del passato.

Nel libro La fine della modernità, egli afferma che l’epoca moderna segna la fine della storia. Sono finiti cioè i quadri unitari e significativi, i fondamenti: è subentrata una nichilista instabilità e precarietà del mondo. Non c’è più storia perché non c’è più un “verso dove!” Il senso dell’essere è quello di un essere declinante che si dispiega nello svanire… che tende a identificarsi col nulla.

Il nichilismo constata la caduta degli dei politici e rivoluzionari e il vuoto insopportabile delle gabbie ideologiche; la frammentazione dell’esistenza dopo che sono andati in pezzi i grandi progetti di vita che diano unità e compattezza a tutta l’esistenza. Caduti tutti gli assoluti, ci si accontenta di vivere tra le pieghe dell’esistente.

L’uomo del nostro tempo vive nel frammentario e nell’effimero. I giovani oggi hanno atteggiamenti nichilistici:

a) il ricorso alla droga e alla violenza irrazionale;

b) la diffidenza verso le grandi concezioni dell’essere e della storia fino a vivere senza certezze nell’apatia e nell’indifferenza.

3. Progetto informatico

Un uomo nuovo in una civiltà nuova: l’uomo computerizzato nella società computerizzata.

Dopo il crollo del tutto politico (’68), delle ideologie, alcuni si rifugiano nel nichilismo (E. Severino), dichiarando che la scienza è il peggior nemico.

Altri riscoprono la fiducia nella scienza e nella tecnologia.

Nasce l’ipotesi cibernetica e il suo progetto uomo che sembra vincente negli anni del boom economico. Tale progetto propone un uomo e un mondo rigorosamente soggetti alla razionalità scientifica, in cui nulla sia lasciato al caso, alla fantasia, ma tutto sia con precisione determinato e previsto dal computer. Di qui assoluta fiducia nella scienza (neo-illuminismo, neo-positivismo).

La scienza e la tecnica sarebbero la grande pasqua laica dell’uomo, la sua liberazione da millenarie schiavitù. E il computer è il nuovo Mosè che guida l’uomo contemporaneo verso la terra promessa, assicurandogli la felicità.

Ma da ciò verrebbe fuori un uomo fortemente cerebralizzato, dotato di grande abilità tecnica, ma povero di identificazione soggettiva. Ciò vuol dire che il computer determina nell’uomo una tendenziale riduzione dei processi conoscitivi; mette in crisi il linguaggio simbolico che è proprio della creatività e delle relazioni umane.

Emerge un uomo concentrato, ricurvo su se stesso, e quindi incapace di rimanere in contatto con il mondo e persino con il proprio corpo.

4. Progetto personalista

E’ la visione antropologico- cristiana dell’uomo che affonda le sue radici in Dio che ha creato l’uomo  sua immagine  somiglianza.

E’ un progetto incentrato sull’essere più che sull’avere (Erich Fromm), sull’uomo inteso come persona. Dire che l’uomo è persona vuol dire riconoscere in lui il valore supremo dell’universo.Dire persona vuol dire progettualità di futuro, capacità di infinito, tensione verso la trascendenza. Quest’uomo-persona si realizza nella comunione e nel dialogo, nell’essere con gli altri e per gli altri.

Per Sartre, l’inferno sono gli altri.

Per il progetto personalista, invece, l’uomo si realizza insieme agli altri nel mondo, in dialogo e in donazione agli altri. L’amore è l’io che va verso il tu per diventare noi, cioè una nuova realtà, una nuova personalità. L’amore richiede sempre un esodo da se stessi, cioè un uscita senza ritorno. Questa pienezza è raggiunta solo quando l’uomo  ultimamente si mette in relazione con TU di Dio.

La relazione a Dio è una relazione di fede e di amicizia, in cui l’uomo può vivere in modo autentico. Ma la fede è anzitutto dono di Dio, e cioè grazia ( gratuità) e questa grazia ci aiuta ad incontrare una persona, Gesù Cristo; ci porta alla certezza che egli ha detto la verità, che la sua testimonianza è da accettarsi.

La fede consiste nel vedere  come Gesù vede noi stessi, gli altri, le cose, l’umanità, la storia. La verità per il cristiano è prima di tutto una persona, ancor prima di essere una dottrina. Così la fede allarga le nostre prospettive e ci permette di intavolare un meraviglioso dialogo con Dio che si è degnato di parlarci.

La fede è l’incontro personale con il Dio vivente nella sua Chiesa, è l’incontro di due libertà. Nella fede Dio ci dà adito ai misteri della sua intimità trinitaria.

L’atto di fede è essenzialmente fiducia, confidenza, abbandono, come Abramo, i Profeti, la Madonna. La fede non è un atto cieco e irrazionale: il credente si fida di Dio dopo essersi reso conto di chi si tratta. Ciò che rende ragionevole la fede è soprattutto il fatto che Gesù è risorto dai morti ed è il Vivente!

Questo straordinario evento ci garantisce che ci si può fidare di Lui, che Egli è l’inviato di Dio, che è il Dio con noi. La fede è anche accettazione di un contenuto di verità da credere e mettere in pratica. La fede non ce la fabbrichiamo noi, ma si riferisce a realtà oggettive che noi accogliamo perché ci vengono annunciate con la buona novella ( il Vangelo).

Solo così la fede diventa salvezza da intendere come liberazione dal peccato, dalla sofferenza e dalla morte. La fede è un rapporto con Dio che coinvolge tutte le dimensioni dell’uomo: l’impegno dell’intelligenza e del cuore.

Ma la fede  non vuol dire credere solamente in un Dio, ma in quel Dio che ci ha rivelato Gesù: è da Lui, che viene dal seno del Padre, che si apprende chi è Dio, il Dio di Gesù Cristo. Il quale è un Dio di amore, di misericordia, di perdono. E’ il Dio che si prende cura di noi, è con noi, per noi, in noi! E’ un Dio che ha mille premure nei miei confronti, che mi cerca, mi prende in braccio e parla al mio cuore. E’ un Dio che dà significato alla mia vita e mi offre la possibilità di partecipare alla sua vita divina, eterna, in una gioia senza fine!